venerdì 20 febbraio 2015

Siamo sicuri che non mi copieranno il romanzo e lo pubblicheranno a nome di un altro?

Lo ammetto questa è stata una delle mie prime preoccupazioni quando, conclusa la mia fatica letteraria, decisi di inviare il manoscritto ad alcuni editori.

Ebbene ho scoperto che questo pericolo rasenta lo zero: potevo starmene bella tranquilla a studiare come si fa a scrivere bene, piuttosto che spaccarmi la testa su come proteggere il mio capolavoro. Sarebbe di sicuro stato molto più utile.
Foto di manoscritto su vanillasnotes

Tanto per iniziare credo che solo una casa editrice poco accorta si imbarcherebbe nella truffaldina avventura di soffiare il manoscritto a un esordiente per pubblicarlo a nome di un altro.

Per carità, non ho la certezza matematica che questi personaggi non esistano, ma sono alquanto rari.

La casa editrice infatti ha interesse a scovare nuovi scrittori promettenti e “accapararseli”. Se è in grado di “legarli” a sé con un contratto, questi scriveranno più di un solo unico singolo romanzo d’esordio (si spera) e faranno guadagnare la casa editrice anche negli anni futuri (sempre ipotizzando le più rosee aspettative). Quindi non ha senso “fregare” un buon romanzo a un esordiente: oltre a qualche bega legale si rischia anche di perdere i futuri possibili guadagni portati da questo sconosciuto cavallo di razza.

C’è una condizione essenziale da rispettare però: il primo romanzo deve essere pubblicabile cioè meritarsi la fiducia dell’imprenditore ovvero quest’ultimo deve essere disposto a rischiare il proprio capitale su quell’opera. Ciò significa che il mio romanzo dovrà essere talmente “buono” da convincere l’editore a investire le sue risorse per editarlo, stamparlo, distribuirlo, pubblicizzarlo, sostenerlo (non è roba da poco e ci vogliono parecchi quattrini da spendere). Se invece il mio romanzo non è abbastanza buono, l’editore semplicemente mi dirà che non è pubblicabile e al 99,9999% non ci perderà più tempo, nemmeno per affidare il compito a un qualche scrittore (vero) per riscrivere da capo il mio romanzo. Non avrebbe senso perché molto più costoso e rischioso.
Foto di libri e caffè su vanillasnotes
E se invece di riscrivere da capo il romanzo, mi rubano solo l’idea?

Potrebbe anche succedere che qualcuno si ispiri al mio manoscritto per scrivere un romanzo basandosi sulla mia fantastica idea, ma sarebbe appunto il SUO romanzo e non il mio. Nel senso che l’idea in realtà non è così importante come può sembrare a prima vista.

Ciò che distingue un romanzo buono da un romanzo non pubblicabile è lo scrittore che ci sta dietro ovvero la capacità di scrivere bene.

Le “idee” in circolazione sono più o meno sempre quelle fin dai tempi di Omero. Quanti romanzi polizieschi esistono, quanti d’amore, quanti d’avventura, quanti horror? Migliaia o forse anche più e nessuno è uguale all’altro.
Potrà anche essere che il romanzo x si basi su un’idea molto simile a quella del romanzo y, ma ci saranno talmente tante altre differenze che sarà praticamente impossibile dire che x ha “copiato” y. Ciò che importa è come sono scritti: lo stile, l’intreccio, la trama, i personaggi, le descrizioni, i dialoghi e molto altro. Sono queste le cose che rendono unico un romanzo e distinguono un buon testo da uno non pubblicabile.

Detto questo, esiste comunque un metodo semplice per stare più tranquilli e tutelarsi un minimo: l’autoinvio tramite la posta. Certo, si può anche decidere di depositare il proprio manoscritto presso un notaio, ma la cosa è un tantino più complicata e costosa. Per questo motivo io ho sempre preferito l’invio a me stessa tramite posta.
Foto di borsa con buste su vanillasnotes
Come si fa?

Stampo tutto il mio bel manoscritto, lo sigillo con un sacco di colla in una bustona di carta, ci scrivo sopra il mio indirizzo sia come mittente che come destinatario, vado alla posta e me lo spedisco. Quando la busta mi torna indietro con un bel timbro postale sopra, la prendo così com’è (sperando che in tutto questo giro non si sia aperta o strappata) e la archivio per i posteri. Nel caso incappassi in una casa editrice truffaldina che ha la balzana idea di copiare il mio capolavoro tale e quale (o quasi)... zac, potrò farle causa dimostrando di essere in possesso di una copia del manoscritto a me intestato contenuto in una busta inviata precedentemente all’uscita del romanzo.
Foto di buste su vanillasnotes
Nota tecnica: preferisco le classiche buste di carta non imbottite perchè se “manomesse” si vede. Le buste imbottite con il pluriball invece hanno una colla che ha la simpatica capacità di permettere più aperture e chiusure senza che questa operazione si noti più di tanto e questo potrebbe compromettere tutta la mia manovra di autotutela. La casa editrice potrebbe infatti contestare il fatto che in realtà sono stata io ad aver copiato il suo romanzo. Come? Dopo l’uscita del romanzo avrei potuto copiarne il testo in un manoscritto e averlo inserito in una busta (già in mio possesso) con un timbro postale precedente all’uscita del romanzo. Sembra un po’ un cane che si morde la coda, ma in realtà qualche senso logico ce l’ha.

Nota amena: all’inizio usavo le buste imbottite con il pluriball e quando mi tornavano indietro le mettevo alla prova, cioè tentavo di aprirle. Risultato: si potevano aprire e chiudere parecchie volte senza che si notasse (e di conseguenza era possibile cambiarne il contenuto). Qualcuno tuttora mi prende in giro per questa cosa...della serie: ti spedisci una busta che non devi aprire e quando ti arriva cosa fai? La apri come se contenesse una sorpresa da parte di qualcuno?!? Ergo: meglio non farsi vedere da nessuno quando si fanno queste operazioni...si rischia di essere presi per pazzi!

Nota rassicurante: sono passati alcuni anni dall’invio del mio primo manoscritto e nonostante avessi avuto una fantastica idea per il mio romanzo, alla data odierna ancora nessuno sembra essersene accorto!!

Vanilla

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