domenica 13 aprile 2014

Ernest Hemingway e il principio dell'iceberg

Dopo qualche settimana di assenza torno finalmente al mio blog. Ho dovuto affrontare richieste strampalate al lavoro che mi hanno succhiato energia ben oltre l'orario ordinario ovvero anche quando ero sotto la doccia, ai fornelli o a letto con gli occhi sbarrati. Il mio obiettivo ora è trascinarmi fino alle vacanze di Pasqua. Mi sento molto lombrico. 

Era però già da un po' che avevo in pentola uno schemino nuovo su una intervista di George Plimpton  a Ernest Hemingway. Per chi se la cava con l'inglese la trova qui sul sito della Paris Review. Altrimenti è possibile leggersela in italiano procurandosi questo simpatico librino "Il principio dell'iceberg. Intervista sull'arte di scrivere e narrare" pubblicato da Il Melangolo. 
immagine de il principio dell'iceberg di hemingway su vanillasnotes

Bè la premessa è che io amo la scrittura di Hemingway per cui tutto quanto LUI dica è per me quasi scolpito sulle tavole della legge; questo tanto per precisare “da che pulpito viene la predica”. 

L'intervista saltella qua e là su vari argomenti e Hemingway risponde con la sua tipica chiarezza che rasenta a volte l'arroganza, ma... quanto ha ragione! Quello che penso è che cerchi di essere onesto e a volte esserlo può significare dare risposte dirette, senza paracadute. 

In ogni caso nello schemino ho riassunto alcuni dei concetti che più mi hanno colpito e che penso siano utili a chi voglia cimentarsi con l'arte della scrittura. 

Uno fra tutti è questo: bisogna conoscere per poter scrivere. Da qui deriva poi il suo principio dell'iceberg. Ovvero se si vuole scrivere bene, bisogna conoscere bene l'argomento del quale si sta scrivendo, non si può fingere perché inevitabilmente le lacune dello scrittore si vedono. 

Ad esempio: 

“Il chirurgo praticò un taglio lungo l'addome del paziente usando il bisturi. Lo porse poi all'infermiera. Ad un tratto si accorse di non poter proseguire” 

Fa schifo! E si vede benissimo che queste due frasette sono state scritte da una incompetente, cioè... la sottoscritta, che non è per niente un chirurgo. Questo non significa che per poter scrivere di un'operazione chirurgica, io mi debba prendere una laurea in medicina, ma almeno dovrei documentarmi in modo approfondito, altrimenti sono costretta a usare termini generici, parole imprecise,  non ho ben chiari i passaggi tecnici della scena che sto tentando di descrivere e il risultato è che suona tutto falso. 

Conoscere però non implica che lo scrittore debba riversare nel romanzo TUTTO quello che sa sull'argomento perché una storia non è un saggio o un manuale tecnico. Una storia è una storia ovvero deve intrattenere, tenere incollato lì il lettore e di conseguenza deve essere leggera, nel senso che non annoia. 

Credo sia questo che intenda Hemingway quando parla del principio dell'iceberg, ovvero quando dice che i 7/8 della parte visibile sono sommersi. 

Tutto quel che conosco è materiale che posso eliminare, lasciare sott'acqua, così il mio iceberg sarà sempre più solido. L'importante è quel che non si vede.
da "Il principio dell'iceberg" intervista di George Plimpton a Ernest Hemingway.

E' un po' come la struttura portante di un palazzo: non si vedono le travi e i piloni piantanti nel terreno... ma senza di essi non esisterebbe nemmeno il palazzo! 
immagine de il principio dell'iceberg di hemingway su vanillasnotes

Un altro suggerimento è quello di imparare da arti diverse, ad esempio la pittura e la musica. Per me non c'è niente di più vero. Per motivi di famiglia ho avuto la fortuna di crescere in un ambiente ricco di stimoli artistici* e di aver anche studiato per un certo tempo pianoforte. Per casa mi gira un pittore-scultore che di continuo mi coinvolge in quello che studia o scopre o crea; vedo un po' alla volta come nascono le sue opere, la disciplina e la capacità di sintesi indispensabile che un artista di quel tipo deve per forza avere o sviluppare. Il pittore è “per natura” un ottimo osservatore e stare vicino a lui mi aiuta a cogliere aspetti del mondo che altrimenti difficilmente avrei notato. Al di là di questo, non è necessario avere un pittore per casa (che poi a volte è anche fastidioso con tutti quegli odorini di diluenti vomitosi e macchie di colore per terra o sui vestiti e tele appoggiate in ogni buco... e speriamo che non legga mai questo post :) ), ma è importante essere curiosi anche verso arti diverse che forse in modo più evidente insegnano cosa significhi sintesi, equilibrio, ritmo, armonia, melodia, luce, ombra e via dicendo. 

Insomma “Il principio dell'iceberg” sembra un librino da niente, poche pagine di piccole dimensioni incollate ad una copertina di cartoncino, ma in realtà è un pozzo senza fondo di idee. Ah, a proposito per Hemingway lo scrittore è come un pozzo, meglio non prosciugarlo. 

Ecco lo schemino! 
immagine dello schema riassuntivo de il principio dell'iceberg di hemingway su vanillasnotes

E nel caso non riuscissi a scrivere nulla prima: Buona Pasqua a tutti!! 

Vanilla

* Postilla: non vorrei dare l'impressione di appartenere ad una ricca famiglia borghese che ha per casa artisti di ogni sorta (non che ci sia niente di male, ma la verità non è questa). Appartengo a una normalissima famiglia curiosa e con la mente aperta verso le arti, la scienza e il mondo. I miei genitori hanno avuto il grande merito di "schiantarsi a metà" per permettere alle figlie di studiare, cosa eroica ma per fortuna non rara! 

Bibliografia e approfondimenti:
E. Hemingway “Il principio dell'iceberg. Intervista sull'arte di scrivere e narrare. A cura di George Plimpton” Il Melangolo, 1996
The Paris Review "Ernest Hemingway, The Art of Fiction No. 21"

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