Intanto penso che anche descrivere “amenità” come questa sia un utile esercizio: se si riesce a rendere interessante qualcosa di così ordinario, si è di sicuro sulla buona strada. Rendere “straordinario” l’ordinario non è affatto semplice. Scrivere di ciò che conosciamo ha a che fare con la capacità di riuscire a cogliere le migliaia di storie che ci stanno attorno. Si possono scrivere interi romanzi partendo da un qualcosa di apparentemente banale che ci è capitato o abbiamo osservato, come ad esempio un insetto che svolazza attorno ai fiori del balcone, o l’auto parcheggiata storta sotto casa nostra, o il cane del vicino che non abbaia più, o la vecchia cabina del telefono al di là della strada.
E in questo Carver era un vero e proprio maestro e proprio uno dei suoi bellissimi cameo parla di una cabina del telefono: The phone booth.
Non so se abbia descritto una scena che aveva proprio visto o vissuto, ma anche se fosse una scena totalmente inventata, sembra reale, ce l’abbiamo proprio lì davanti agli occhi: era qualcosa che lui conosceva bene. Perché "conoscere bene" significa "vederlo bene" e quindi poterlo descrivere bene, con precisione, senza giri di parole che il lettore scopre subito.
Nessun commento:
Posta un commento