mercoledì 1 gennaio 2014

Show, don't tell: che cos'è - Parte 1

Lo show, don't tell (mostrare, non raccontare) è uno strumento di tecnica narrativa. Sbirciando su Wikipedia si può avere un'idea generale sul che cosa si intenda. Dalla pagina di Wikipedia in inglese:

Show, don't tell is a technique often employed in various kinds of texts to enable the reader to experience the story through action, words, thoughts, senses, and feelings rather than through the author's exposition, summarization, and description.

Lo show, don't tell (mostrare, non raccontare) è una tecnica impiegata spesso in vari tipi di testi per permettere al lettore di vivere il racconto tramite l'azione, le parole, i pensieri, i sensi e i sentimenti piuttosto che tramite l'esposizione, il riassunto e la descrizione dell'autore.
Show_don't_tell_vanillasnotes

In sostanza il lettore deve poter vedere la scena. Per far questo è necessario essere precisi, scegliere le parole giuste (non una di più, non una di meno) ed utilizzare il più possibile termini concreti. Solo in questo modo il lettore può provare emozione, può essere coinvolto nell'atmosfera della storia.
Lo scrittore evoca, lascia intuire, dà spazio alla fantasia del lettore di modo che questi non si annoi e costruisca attivamente, o meglio veda, nella sua mente quanto sta leggendo.
Il lettore non deve mai essere considerato un pigro spettatore sdraiato sul divano di casa davanti alla televisione, ma piuttosto un compagno di giochi attivo che conosce e rispetta le regole e pretende che lo scrittore faccia lo stesso. Si aspetta quindi di riuscire a vedere le scene pensate dallo scrittore senza fare fatica. Questo significa che lo scrittore non può cavarsela utilizzando termini astratti e generici perché più le parole sono astratte e generiche, meno fatica fa lo scrittore, ma molto più impegno viene richiesto al lettore che da un concetto astratto deve risalire alla scena immaginata dallo scrittore. Imporre al lettore questo sforzo significa abusare della sua pazienza e questi prima o poi si stancherà e abbandonerà la lettura.
Questo è il motivo per cui utilizzare parole vaghe, generiche e astratte è indice di poco impegno da parte dello scrittore e di probabile fallimento dell'opera.

Ad esempio:
Quando ci vide entrare dalla porta il barista alzò lo sguardo e poi abbassò le mani e mise i coperchi di vetro sui piatti degli stuzzichini.
“Dammi una birra” dissi. Il barista l'attinse, tolse la schiuma con la spatola e poi tenne il bicchiere in mano. Io misi sul banco il nichelino e lui fece scivolare la birra verso di me.
“Cosa bevi?” disse a Tom.
“Birra”
Il barista versò la birra e tolse la schiuma e quando vide i soldi la spinse verso Tom.
“Che ti prende?” chiese Tom.
Il barista non rispose. Guardò sopra la nostra testa e disse: “Cosa bevi?” a un uomo che era entrato.
“Whisky di segale” disse l'uomo. Il barista mise sul banco la bottiglia, un bicchiere e un bicchier d'acqua.
da “La luce del mondo” in “I quarantanove racconti” di Ernest Hemingway.

Se Hemingway avesse scritto “Il barista non si fidava dei due appena entrati” avrebbe fatto prima e se la sarebbe cavata con meno fatica, ma sarebbe morto tutto! Il lettore non avrebbe visto la scena, non si sarebbe immaginato un gran che, non avrebbe provato nessuna emozione e soprattutto ci avrebbe messo un secondo ad annoiarsi. Ecco perché è così importante rispettare la regola dello show, don't tell. Che poi non sia semplice... bè non c'era bisogno di specificarlo!


Image taken from page 137 of 'South Sea Bubbles. By the Earl [of Pembroke] and the Doctor [G. H. Kingsley]. Second edition'
Ph. credit: British Library qui

“Il mio compito è quello di farvi sentire e toccare, grazie al potere della parola scritta; è innanzitutto, quello di farvi vedere” (Joseph Conrad)

“Quando racconti un aneddoto, raccontalo in modo tale che i tuoi ascoltatori possano davvero vedere le persone di cui stai parlando” (Francis Scott Fitzgerald)


Scrivere narrativa non è tanto questione di dire cose, quanto piuttosto di mostrarle” (Flannery O'Connor)

“Le parole sono tutto quello che abbiamo, perciò è meglio che siano quelle giuste” (Raymond Carver)

Buon 2014... e che sia un anno pieno di parole e libri illuminanti per tutti!
Vanilla

Bibliografia e approfondimenti:
“Io scrivo” corso di scrittura de Il Corriere della Sera, 2011
F. S. Fitzgerald “Nuotare sott'acqua e trattenere il fiato” Minimum fax, 2008
E. Hemingway “I quarantanove racconti” Mondadori, 2010
F. O'Connor “Scrivere racconti (Writing short stories)”, disponibile sul sito di Stas Gawronski
Manuale 3 in Gamberi Fantasy 
Show, don't tell in Wikipedia in italiano 
Show, don't tell in Wikipedia in inglese 

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