martedì 14 gennaio 2014

Le idee che vale la pena sviluppare e quelle che invece è meglio lasciar morire di inedia

Le idee rimbalzano in testa a qualsiasi ora e in qualunque luogo e, a meno che non si stia guidando o si sia bloccati sotto i ferri del dentista, è possibile appuntarsi un’idea su di un taccuino.
In genere a me capita che un’idea mi si accenda in testa quando non ci penso, quando magari sto (appunto) guidando, o sono in bici o le (rare) volte che pulisco la casa, quando cioè svolgo operazioni meccaniche, gestite in automatico dal mio cervello. Le operazioni semplici infatti occupano poca “ram” e mi lasciano sufficiente (?) cervello libero per scorrazzare avanti e indietro senza freni.
È come se in quei momenti di isolamento forzato senza mansioni intellettuali più impegnative da svolgere, la mia mente non avesse più restrizioni e fosse più libera di pensare e partorire idee su idee.
Idea_vanillasnotes_blog

Come dice Silvia Ziche, disegnatrice Disney per me eccelsa, nel libro “Disney d'autore” a lei dedicato:


“Le vignette sono legate agli argomenti della settimana. La redazione di Topolino mi manda via email la programmazione dei tre o quattro numeri successivi. Il mio lavoro comincia da lì: devo farmi venire un'idea. Ma le idee arrivano nei momenti più impensati. Di solito quando si fa qualcosa di meccanico e ripetitivo, tipo lavare i piatti.”


E infatti quando mi siedo al computer tutta contenta di avere un po' di tempo per scrivere una storia nuova di zecca, zac... mi capita di rimanere inchiodata davanti alla pagina bianca minuti su minuti senza riuscire a scrivere un emerito accidente! Ma di questo parlerò un’altra volta; esistono dei trucchetti bellini per riuscire a partire anche quando sembra non esserci benzina nel serbatoio.
Ho quindi abbozzi di idee sparsi in un numero imprecisato di taccuini, quaderni, agende, file, libri. Le idee arrivano, me le segno e poi cerco di non pensarci più, le lascio decantare. Mi capita di tornare a ripescarle dopo un po' per vedere se possono avere un seguito. Il più delle volte, no, sono idee balzane che non portano a niente. Ma non è che le butto, me le tengo segnate lì. Magari più avanti mi torneranno utili, forse a distanza di tempo (anche anni) qualcosa nel mio cervello farà click (mah...) e quelle idee ibernate si scongeleranno, si sommeranno le une alle altre e si trasformeranno in qualcosa di concreto.
Ma tra le tante idee nate e morte nel giro di poco, ogni tanto qualcuna di loro resta ficcata lì nella mia mente anche dopo giorni e giorni. In questo caso non ho nemmeno bisogno di andare a recuperare l’appunto, perché quell'idea è diventata talmente pregnante che si è installata nel mio cervello. È una specie di basso continuo che lavora in sottofondo da quando mi è balzata in testa. Ecco, quella potrebbe essere un’idea buona, perché è sopravvissuta alla selezione naturale. Su quell’idea si può provare a costruire qualcosa.

Cosa?

Dipende dall’idea. Ci sono idee che richiedono uno sviluppo ampio, un’evoluzione del carattere del personaggio, lo scorrere del tempo, più punti di vista, quelle idee potrebbero essere più adatte ad essere sviluppate in un romanzo. Altre idee invece risultano più adatte ad un racconto che di per sé è più limitato nel tempo e di solito presenta un unico punto di vista. Queste differenze sono spiegate magistralmente da Edith Whaton nel suo “Scrivere narrativa”.

Nella ricerca del “germoglio creativo” è quindi importante lasciare che le idee arrivino, annotarsele e farle riposare per un po'. Quelle che restano sono le idee buone su cui lavorare. Questo non significa che da ogni idea sopravvissuta poi nascerà un romanzo stupefacente o un racconto eccezionale, significa solo che quelle sono idee che hanno un’ossatura, un carattere, una loro personalità e quindi più probabilità di trasformarsi in qualcosa di buono. Che poi ci riescano, dipende tutto dalla capacità dello scrittore. E questa è un’altra storia.
Sull'argomento c'è un libro acuto di Annamaria Testa che mi gironzola per casa da un po', forse questa è la volta buona che me lo leggo sul serio. Promette bene, anzi benissimo.
Ultimo consiglio: utilissime sono le videolezioni di scrittura di Giulio Mozzi, che si possono trovare qui. Sull'argomento “idee” consiglio di guardare la lezione n. 1.

Buon martedì a tutti!
Vanilla

Bibliografia e approfondimenti:
Edith Wharton “Scrivere narrativa”, Pratiche editrice, 1996

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